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TML Review 2016: 1. Davis Cup, Murray vs Del Potro. Glasgow Power Rangers

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Se le partite degli Slam latitano bisogna andare per vie oscure per trovare i match più belli dell’anno. Per fortuna ancora la Coppa Davis mantiene il suo formato originario e il 3 su 5 è quasi sempre garanzia di spettacolo, a questo addizioniamo l’assenza di “primi turni” interlocutori ed ecco che ogni rubber può potenzialmente essere una grande partita. La miglior del 2016 arriva quasi inaspettatamente dalle semifinali di Davis che si sono giocate dopo gil US Open, una collocazione insolita per un big match: si sa che dopo New York la forma fisica cala e qualcuno inizia a tirare i remi in barca, ma non tutti avevano dimenticato Del Potro che ha avuto una pessima stagione dal punto di vista della continuità ma che ha avuto picchi assurdi che lo collocano tra i più grandi. Dall’altra parte della rete c’è Andy Murray, un Murray un po’ consolato per essersi fatto sfuggire il titolo a New York per colpa del gong contro Nishikori, ma questa partita con l’argentino è stata di grande auspicio per uno dei migliori finali di stagione di sempre. Quella che andiamo a raccontare è una partita giocata ai massimi livelli in cui i punti spettacolari, i colpi di scena, i cambi di rotta fanno parte di una sceneggiatura orchestrata magistralmente.

1° set

Parte al servizio Murray e fin da subito si capisce che non sarà una partita ordinaria. 1° punto e primo vincente per Andy. 2° punto e lob vincente da circoletto rosso. 2 punti per Del Potro, ma arriva un ace. Sul 40-30 c’è un overrule su una prima buona chiamata out. Quello che emerge subito è che lo scozzese faccia fatica a tenere botta sulla diagonale di dritto. All’inizio è solo un bug, poi diventerà una piaga. Arriva la prima palla break dell’incontro ma Murray annulla con un ace. Un nastro britannico accomoda di brutto la palla e siamo in parità. Comincia il bombardamento argertino con tanto di dritto inside in. La Gran Bretagna per il momento si salva e chiude con un 2° lob vincente, altro circoletto rosso. 1 game e già 2 perle da cineteca. Non male.

Quando è al servizio Del Potro all’improvviso si perdono tutti gli schemi. Un Andy sontuoso il risposta prima piazza un lob vincente (il 3° della partita), poi una risposta vincente ed è subito 0-40. Piccolo parzialino di rimonta con una stop-volley a chiudere e una badilata vincente. Sulla diagonale del dritto vince il gigante di Tandil, su quella di rovescio Murray. Punto e break Gran Bretagna.

Il momentaneo 2-0 britannico è solo un’illusione perché il servizio in queste prime fasi è latitante, o meglio è più efficace la risposta che il servizio. Un loffio Murray si fa rimontare da 30-15, ha una prima palla break da fronteggiare sul 30-40 che salva con un serve&volley, ma ne arriva un’altra. Preso da una botta di coraggio Del Potro ferma il gioco perché ritiene la palla out. Challenge che conferma e controbreak immediato. 2-1 GB.

Da questo momento la partita cala e non poteva essere altrimenti: non si può giocare con il gas a manetta per tutto il match. Murray ottiene il servizio a 30 non senza aver messo in mostra un grande taglio di polso sul primo punto del game. Anche se il 5° gioco va ai vantaggi non ci sono sussulti e ancora una volta si vedono grandi prodigi. Murray alza il lob e Del Potro chiude facile a rete. Andy rimedia subito con un passante chirurgico lungolinea, ma fa fatica con la 2a ma non più di tanto. Drop e chiusura con passante per la Gran Bretagna e 3-2 per i sudditi della Regina.

6° gioco completamente senza pathos con Del Potro che non concede nulla e si permette anche di mettere un ace. 3 pari. Nel 7° però il giocatore di Tandil alza la cilindrata dei suoi colpi. Dapprima viene a rete a prendersi il punto, lo fa ancora nel 2° quando chiude con una stop-volley. Un ace salva momentaneamente la barca britannica, ma un regalo inaspettato di Andy nel tentativo di cambiare qualcosa riportano in parità una game che sembrava compromesso. Le occasioni per il break sono state 2, ne arriva una terza: Andy è nervoso, non mette la prima e sbaglia. Break argentino e 4-3 per l’albiceleste.

Ottenuto il break Juan Martin non deve fare altro che amministrare: 0 punti concessi sul suo servizio (1 ace e un servizio vincente), anche Murray non è da meno, ma deve recuperare. Si trova anche sotto 15-30 per colpa di una risposta vincente, ma un ace ridà fiducia, anche se non è importante ai fini del set perché Del Potro chiude nel 10° gioco con il servizio che non permette a Murray di entrare nello scambio e il dritto vincente sempre protagonista. Ace e chiusura definitiva in bellezza. 1 a 0 Argentina che legittima la conquista del parziale avendo ottenuto 38 punti contro i 28 degli avversari.

2° set

Ringalluzzito della vittoria del primo parziale Del Potro parte bene anche nel 2° secondo. Prima un doppio fallo e poi un dritto vincente che piega la racchetta di Murray gli consegnano il momentaneo 0-30, ma è solo un fuoco di paglia. Murray comincia a macinare con il servizio e mette a segno anche 2 ace. Challenge inutile e primo game che va alla Gran Bretagna.

Andy va di fretta e sa che deve recuperare al più presto, ma Del Potro è ancora più veloce. Dapprima mette in mostra un contropiede vincente, poi aggiusta il cannone e si trasforma in una macchina da prime palle. Chiude con un ace e pareggio presto raggiunto. Si gioca a specchio e poco sul servizio. Murray attacca in controtempo con Del Potro un po’ sorpreso e punto del 15-0. L’argentino rifiata momentaneamente e concede il gioco in bianco.

Quello che subisce maggiormente sul proprio servizio è Del Potro, ma non arriva nessuna palla break nonostante Andy spinga parecchio. Un doppio fallo argentino interrompe una streak di ben 18 punti consecutivi al servizio, ma viene messa subito una toppa. Le percentuali del servizio sono sporcate, ma importa poco.

Anche Murray non vuole essere da meno e dal 5° gioco in poi anche lui vuole aprire una sua striscia. 4 punti consecutivi e 3-2. Ancora nessuno scossone e Del Po che mette in campo un lungolinea in slice di rovescio. Il rendimento alla risposta sta calando sensibilmente e anche quando non arriva subito il punto questo viene dato a posteriori dal giudice di sedia. 3 pari. Striscia di Murray che continua. C’è poco da dire: 4 punti, il primo che arriva su una palla out poi contestata a buon ragione e che il falco assegna alla Gran Bretagna, piccola stecca di Del Potro e 2 ace, tanto per gradire.

Il livello sale e ognuno vuole mettere del suo finché tutto sia giocato alla perfezione, ed ecco che ad un gioco bianco ne corrisponde un altro. Del Potro sa che deve fare la partita perfetta e fino ad ora ci sta riuscendo. Altri 4 punti consecutivi con annesso ace e passante di dritto danno il 4 pari in un amen.

Nel 9° gioco Murray si trova quasi nel baratro. Scemata l’intensità massima del primo set che per evidenti limiti fisici non poteva durare Del Potro sale in cattedra. Nonostante il 40-30 britannico dall’altra parte arriva un passante di dritto quasi in demi-volèe. Palla break. Andy si salva con il serve&volley e dimostra come non mai di essere freddo e soprattutto esserci con la testa, caratteristica che in passato era mancata quasi del tutto.

Ci sarebbe da dire poco anche del 10° gioco se non per segnalare il punto dell’anno messo in campo da Murray con un passante no-look che lo porta sul 15-30. Applausi a scena aperta che durano poco, ma andando a vedere e rivedere quel punto non si può non looparlo tra i migliori di ogni classifica di Youtube. Ma il punto è bello quanto inutile perché Del Potro si prende il game e pareggia ancora sul 5 pari. Bene Murray nel game successivo con tanto di smash e 2 ace anche se i missili non mancano soprattutto quello del 15 pari. Punto bello ma ancora inutile. Tutto sembra presagire al tiebreak, ma un Del Potro titubante partito anche bene consegna break e set alla Gran Bretagna con un ultimo punto clamorosamente disturbato dal pubblico che però Maria non interrompe. 7 giochi a 5, ma set legittimamente britannico con 35 punti all’attivo e 29 nel passivo.

3° set

Nel terzo parziale succede di tutto e di più e non è la RAI. Parte bene Murray al servizio ma Del Potro aggredisce la risposta e pareggia i conti sul 30-30. Chiamata dubbia sul punto successivo. Challenge Gran Bretagna, la palla è in, si ripete la prima che procura il punto del 40-30. Da lì facile il 1° game. Nel 2° più o meno si ripete lo stesso copione e addirittura Murray si permette di vincere il punto con la racchetta rotta, poi questi varia di più in risposta e si sposta sul dritto, ma tutto questo serve a poco se dall’altra parte piovono passantoni argentini. 1 a 1 presto servito. Andy spinge sempre di più e ottiene un altro gioco a zero senza fatica. Martin si complica leggermente la vita quando, complice un doppio fallo, è sotto 15-30 e la sciocchezza di appoggiare la volèe invece di spingerla e chiuderla potrebbe essere deleteria. L’Argentina si salva e un punto sicuro per la Gran Bretagna viene fermato dal giudice di linea, challenge Union Jack e Murray ha ragione. Male. Questo è un errore arbitrale che pesa e meno male che c’è occhio di falco. Le chiacchiere stanno a 0 e siamo sul 2 pari. Fino a qui non è successo niente (si fa per dire) ma nel 5° gioco piovono imprevisti. Del Potro concentra tutta la sua contraerea in un game che ha dell’incredibile. Primo punto easy per lui. Poi si inventa un lungolinea di dritto in corsa. Applausi. Murray commette doppio fallo e ci sono 3 palle break. La prima sfugge per colpa di un gratuito in risposta. Challenge della disperazione e punto GB. Ace, il 14°. Ace, il 15° e per il momento Andy si salva, poi recupera uno smash che va fuori. 4a palla break annullata di fioretto con una palla corta in uscita dal servizio, ma ancora non è finita. Gratuito di Murray che si spegne in rete e 5a palla break. Murray tenta ancora il drop in uscita dal servizio ma questa volta Del Po ci arriva anche se riecheggia una chiamata fantasma che i giudici cercano di occultare ma che tutti hanno sentito. Non l’abbiamo detto: Break Argentina.

Oggi non è giornata di fughe. Nonostante un incoraggiante avvio di 6° gioco il controbreak arriva immediatamente e a 15. Prima Murray scende a rete per prendersi il punto e poi chiude partendo da casa sua per annullare una smorzata e piazzare il vincente. Applausi. Sembra quasi Natale e il desiderio di fare regali è più forte del sentimento di vincere. Siamo sul 3 pari e servizio Murray. 0-15, passante con leggero tocco e 15 pari, altro punto per Andy ma un grave errore gratuito lancia l’allarme, 30 pari e poi palla break che viene concretizzata con il dritto fotonico dell’argentino. Altro break e 4-3 sudamericano.

La sagra del break potrebbe continuare quando per l’ennesima volta si arriva a palla break, ma questa volta non si passa. Il game parte con un passante in corsa di dritto da circoletto rosso che procura il 15-0, si va ai vantaggi, ma le 2 palle break britanniche vengono annullate di mestiere, una delle quali con un ace. Il game va all’Argentina non senza una velata polemica muzzese per un punto sospetto fuori non chiamato.

Del Po lascia andare momentaneamente la presa e concede facile il gioco dopo aver vinto un solo punto e pensa già come chiudere in quello successivo. Scelta che, con il senno di poi, si rivelerà fallace. Il 10° gioco si apre con un ace. Tutto ok, ma Murray sale in cattedra e dapprima chiude una volèe con il telaio, poi approfitta di un Del Potro titubante a rete per passarlo e siamo 15-40. Martin si salva momentaneamente mettendo a referto 3 punti consecutivi…ma qui gira. Arriva un lob vincente di Murray, l’ennesimo e con un passante al centro. Breakkone britannico e parità ristabilita.

Murray si fa ingolosire dal parzialino che ha appena iniziato e da 3 i punti consecutivi diventano 7. Gioco a zero con in mezzo un overrule. Andy ha la possibilità di chiudere nel 12° gioco perché Del Po non è più brillante come prima e ha problemi negli spostamenti, ma alla fine di un game lottato riesce a cavarsela e ad approdare al dirimente tiebreak.

Stranamente nel tiebreak si concentrano poche emozioni rispetto al resto della partita. Murray ottiene subito il minibreak che lo porta sul 2-0, poi amministra mettendo prima un ace con la prima e poi un seconda ace con la seconda (allitterazione portami via). C’è una timida reazione argentina quando è ancora il dritto ad essere protagonista, lo è anche una stecca di Murray ma il punteggio segue il servizio. C’è un minibreak per Del Potro che porta il punteggio sul 4 pari, ma ne arriva un altro a favore della Gran Bretagna che dà il 6-5 momentaneo e poi la definitiva chiusura per 7 punti a 5. Set scozzese, britannico sorry, che ha dominato: 52 punti contro 44 ma che stava per buttare tutto alle ortiche.

4° set

La partita sembra indirizzata secondo pronostico per il numero 2 del mondo che difende la Davis conquistata l’anno precedente, ma siamo ancora all’inizio della partita. Parte Del Potro, dapprima si fa scavalcare da un passantino stretto, poi: servizio vincente, servizio vincente ed ace, punto Andy e altro ace. LA Potenza. Andy non vuole essere da meno ed ecco l’ennesimo gioco azero. Oltre al servizio splendido dello scozzese emerge anche il lungolinea di rovescio che capitalizza al massimo.

Si vedono ancora problemi negli spostamenti laterali per Del Potro che subisce 2 punti per pachidermismo. Il primo arriva per un contropiede non andato in porto e il secondo per colpa di un gratuito, ma c’è subito la pezza del bomber e siamo 2-1. Murray sembra il meno stanco ma è proprio quando non te lo aspetti che arriva l’imprevisto. Siamo subito sullo 0-15, Del Po scivola per andare avanti, poi tweener e Murray sbaglia. 0-30. Punto della bandiera britannica e dritto delpotronico che fa paura: palla break. La risposta argentina è corta ed Andy azzanna, 30-40, ma è tutto inutile: palla buttata via con il rovescio con conseguente piccolo stiramento e 3-1 argentino.

La partita gira di brutto. Il fisico non è più importante e dopo 4 ore sono i puri nervi a mandare avanti i muscoli di entrambi. Juan Martin vuole approfittarne anche se sa che deve scalare l’Everest con una gamba e il K2 con l’altra contemporaneamente. 5° gioco che arriva facile, lo è altrettanto il 6° per i britannici che ancora non si capacitano del break subito. Da segnalare un punto messo a segno da Murray poi annullato perché Del Potro non era pronto. Ancora servizio padrone e chiusura con ace che porta avanti l’Argentina per 4 giochi a 2. Piccolo momento di imbarazzo per Murray che sbaglia un lob e si ritrova sotto 15-30, ma 2 ace lo mettono in carreggiata. Cambia poco, ormai si gioca sul servizio dell’avversario. Ace. BOOM. Altro ace. BOOM e 40-30 con ricamino a chiudere a rete e set per l’Argentina che ora ci crede. 26 punti a 22 e un incredibile 6-3. Ci sono solo 4 punti di distacco ma i numeri a volte possono ingannare, o meglio leggerli superficialmente inganna sempre.

5° set

5° set e tutto aperto. Murray è incazzato come una biscia. Non sente ragioni e parte a razzo: ace, passante lungolinea di rovescio, servizio vincente ed ace. Del Po non è da meno e mette a segno 2 ace di fila, poi di incarta leggermente concedendo 2 punti uno dei quali con un falco sprecato. Poco male perché si chiude subito. I punti consecutivi al servizio per Murray si interrompono a 7 ma l’ultimo è un ace che viene replicato in quello della serie successiva. Assurdo come Andy sia efficace al servizio che l’ha spesso fatto penare in questi anni. Palla che passa a Del Po: nel primo punto nel 4° gioco rimane fermo e si fa passare da un lungolinea, ma ancora non ha perso la castagna che gli permette di ergersi fino al 40-15, da qui inizia a complicarsi la vita e a mancano le gambe per vincere la lotta degli slice. Si va ai vantaggi ma non sfrutta la palla break. Murray è un muro da fondocampo e prende tutto, ma serve a poco se piovono ace random.

5° gioco. Tutto sembra ordinaria amministrazione. 40-0 facile per Andy con in mezzo un ace e una smorzata seguita da controsmorzata. Ma è qui che si complica la vita. Parzialino Del Potro che in realtà non fa niente di che. Andy ci mette di tutto per perdere anche un doppio fallo e un falco buttato inutilmente, arriva anche un vincente di dritto argentino e palla break. Per fortuna che ancora il servizio non è sceso e l’ace provvidenziale è dietro l’angolo. 3 punti consecutivi con tanto di chiusura a rete e 3-2 britannico.

Lo spettacolo non manca, anzi è il protagonista principale anche se il punteggio segue il servizio. Arrivano anche i servizi vincenti di seconda e un vincente in corsa di dritto partendo da casa sua di Murray. Tutto questo confeziona il 30 pari, ma siamo lontani dalla risoluzione della partita, ancora bombe Del Potro e 3 a 3.

Juan Martin all’improvviso decide che bisogna andare tutti a casa. Concentra in pochi punti tutta la forza residua che gli è rimasta nel braccio e la scaglia contro il malcapitato Murray. Dapprima fa tergicristallare Andy con il dritto poi continua inducendo l’avversario a commettere il gratuito e siamo sullo 0-40. Piccola reazione britannico con tanto di ace ma un passante vincente in corsa di dritto mette il sigillo allo strapotere del gigante di Tandil. 4 e 3 e partita che sta per andare in Sudamerica.

Murray ha sempre giocato meglio quando era sotto nel punteggio e lo fa anche quando è chiamato a controbreakkare. Dapprima va avanti 0-15 poi 30-30 con discesa a rete, ma ancora una volta non ce n’è e Del Potro chiude di giustezza. Siamo 5 a 3 e le badilate argentine ormai sono dappertutto. Murray mette l’elmetto e si salva solo con 3 ace, per il resto sono solo mazzate. Arriva anche un passante di rovescio vincente che procura il primo match point argentino, altro ace, il 34°, e paura che passa momentaneamente. Servizio vincente e ancora ace chiudono il 9° gioco che poteva rivelarsi fatale. Fatale lo è il 10°. Del Po non trema e nonostante un volitivo Murray che recupera anche 3 smash consecutivi la vittoria va a Juan Martin che chiude con un ace. 36 punti a 34 per l’Argentina che ancora una volta ottiene un set risicatissimo.

E’ una vittoria importante per l’argentino e l’Argentina che vincerà il tie e poi andrà a prendersi la Coppa in Croazia. Del Potro a livello individuale non ha vinto nessun torneo, ma ha giocato le migliori partite e si candida a ruolo di sicuro protagonista nella prossima stagione.

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TML Review 2016; 7. ATP Finals, Murray vs Raonic. A step from hell

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Inutile nascondere che il leitmotiv della seconda parte della stagione 2016 è stata la rincorsa di Murray al numero 1 del mondo. Il sorpasso c’è stato ma poteva essere solo un fuoco di paglia, un dominio di 2 settimane spazzato via dal più forte, ed è per questo che le Finals di quest’anno sono state fondamentali per determinare chi è veramente il più forte, ma prima della vittoria finale dello scozzese c’è una partita sliding doors che riassume in 3 set una intera stagione.

Milos Raonic arriva in semifinale dopo aver disputato la sua migliore stagione della carriera con finale a Wimbledon e tanto di best ranking, numero 3. Alla vigilia delle Finals la sua partecipazione al torneo dei Maestri era incerta ma nel round robin ha fugato ogni dubbio e in semifinale stava dimostrare quanto di buono ha maturato nel 2016, stava…un Raonic non più solo server-bot, ma propositivo a rete e che tiene anche lo scambio lungo.

1° set

Si parte con Murray al servizio dove non concede nulla. Servizio vincente, buona seconda e ottima tenuta dello scambio evidenziano un Andy in piena forma. Quando è Raonic a servire la velocità dei colpi aumenta e il canadese inizia a picchiare forte. Bene per lui quando il campo è aperto, ma se la diagonale si restringe sono cavoli amari per lui. Andy mette in campo un’ottima difesa e scende a metà campo per chiudere con un passante, si permette poi un cross stretto che arriva sui piedi del suo avversario che non può far altro che buttare fuori. Milos per il momento si salva con 2 servizi vincenti, ma tutti sono consapevoli che per lui non sarà una passeggiata tenere tutti i turni di servizio. Palla che passa a Murray che ancora non concede nulla. Una caratteristica essenziale di Andy numero 1 è senza dubbio il miglioramento al servizio. Un servizio che quando può spinge e una seconda che è arrivata ad uno standard tale da far dimenticare il “Muzza” (diminuitivo di Muzzarella) britannico. Servizio e scambio quindi sono le chiavi dell’incontro. La seconda chiave è ben visibile nel 3° e 4° punto del 3° game quando è Murray a comandare sempre e comunque nella manovra.

Raonic è un po’ in confusione ed esordisce con un grave errore a rete, chiama il challenge, ma la palla è palesemente out. Si riprende subito però sfruttando benissimo le diagonali con il dritto. Si permette di conquistare un punto con un vincente di seconda. Bene Milos, ma dall’altra parte della rete si vede un Murray che corre da una parte dall’altra del campo senza freni.

Nel 5° gioco finalmente si cominciano a vedere le botte. Andato avanti facile 30-0 Murray perde per qualche attimo il radar e prima sbaglia la manovra, poi stecca, si riprende con un colpettino profondo, ma dall’altra parte arriva un vincente di dritto lungolinea che lo lascia sul posto. Quando servi piano devi aspettarti la sassata. C’è un ottimo servizio in slice a togliere momentaneamente le castagne dal fuoco, ma un Raonic che stranamente prende il timone dello scambio si procura una palla break, per il momento Andy si salva grazie anche ad una stecca di Raonic, ma si capisce che non sarà una passeggiata neanche per lui.

Fino a qui ci siamo dimenticati del server-bot, ma questi non può non palesarsi, soprattutto in una partita così fondamentale. Detto, fatto. 3 servizi vincenti e un ace per Milos e 3 pari raggiunto in 2 nanosecondi. Anche Murray non vuole essere da meno nella sagra del buon servizio, 2 servizi vincenti anche per lui e 2a ancora protagonista. L’unico scambio lungo del game si chiude con un gratuito di Raonic. Ma poco male. E’ ancora lui a comandare il servizio anche se mette in campo il primo doppio fallo completamente ininfluente. Rischia su uno smash comodo che angola troppo nonostante il campo aperto e pareggia i conti sul 4 pari.

Se c’è un game in cui Murray ha mostrato di essere il più forte del momento forse questo è il 9° del primo set. Tutto inizia secondo i piani, ma Raonic viene subito a rete a prendersi il punto. Punto per Murray e 30-15. Time warning lanciato così, a caso. Non è un penalty point, ma è un tarlo nella fragile mente scozzese che perde il ritmo del servizio e commette doppio fallo. Arriva una rispostissima di Raonic, challenge inutile di Andy e prima palla break. Andando a studiare il fenomeno Muzza scopriamo che tra i top player è quello che scende meno a rete e per questo ci stupisce come lo abbia fatto per la prima volta nell’incontro per difendere la palla break. Incredibile, che coraggio! La 2a palla è ancora protagonista e Murray ha la possibilità di chiudere, ma ancora la strada è lunga. Lo scambio è ancora canadese che vince 2 punti con scambi lunghi. Andy chiama il challenge per disperazione ma ha palesemente torto. “Murray has no challenge remaming“. Seconda palla break e ancora chiusura di lusso con una demi-volèe bassissima di Raonic prontamente intercettata. Ancora Raonic padrone, badilata che pizzica la riga di fondo e 3a palla break per lui. Questa volta Murray la mette sul pallettismo e la vince. Arriva poi il primo errore grave per Milos nel game che pareggia ancora andando a rete, ma non ci sono più palle break e si chiude con un gratuito canadese. Huge hold per Andy e 5-4 che pesa.

Milos è ancora impeccabile al servizio tranne per un punto lasciato per strada a causa di una volèe sbagliata a rete. Non ci sono problemi e il 5 pari è presto servito. Murray perde completamente la bussola nell’11° gioco, mette solo un ace, per il resto è un disastro complice anche una buona risposta del suo avversario. 4a palla break dell’incontro ed esizialissimo doppio fallo che consegna il break a Milos. Raonic non vuole perdere tempo e si porta subito sul 40-0, ma un Murray indomito prova a girarla, ma è troppo tardi, si chiude con un servizio vincente e primo set che va in Canada e gli incubi scozzesi iniziato ad alleggiare nella O2 Arena.

2° set

Raonic è ringalluzzito dalla vittoria del primo parziale e ne approfitta per mettere pressione. Dopo un errore in avvio in cui si incarta a rete mette in mostra il suo chip&charge e un drop in slice vincente. Molto bene. Poi sbaglia il colpo successivo perché buttato fuori dal campo, ma comunque rimane propositivo. Volèe in allungo per lui ma passante che lo trafigge. Si arriva ai vantaggi ma Murray chiude il game con 2 servizi vincenti. Altro game chiave della partita è il 2° del secondo parziale. Dopo un avvio sprint di Milos Murray si riprende subito e si ritrova 30 pari, poi 40-30 per il servitore con un inside out per la prima volta positivo ma un dubbio fallo complica il gioco che va ai vantaggi. I gratuiti canadesi sono tanti e gravissimo lo è quello che procura la prima palla break. Andy non ne approfitta e spreca sparando fuori. Raonic affossa nuovamente a rete un altro colpo e seconda palla break. Ancora una volta è il cinismo ad essere deficitario tra le armi dello scozzese che commette unforced nei momenti chiave. Milos per il momento si salva anche grazie ad un ace e uno scambio lungo che stranamente gli arride.

L’allarme in casa Murray da arancione diventa rosso quando subisce il break nel 2° gioco. Il buon giorno si vede dal mattino, anzi il mal giorno si vede dal mattino: doppio fallo con challenge buttato. Sale fino al 30-15, ma Raonic aggredisce, chiude con lo smash, poi Murray sbaglia in manovra butta la palla e deve fronteggiare una prima palla break. Andy cerca di stanare il platano con un drop telefonato presto intercettato ma è bravo nel contro-drop che per il momento lo salva, ma una risposta fulminate lungolinea e un dritto che muore a rete consegnano il break a Milos che si porta avanti 2-1 e servizio.

Incredibile ma vero. Qui la partita sembrava ormai finita con Raonic chiamato “solo” a tenere il servizio, ma un inferocito Murray non le manda a dire. Mette pressione all’avversario che prima stecca un dritto che va fuori di kilometri, poi un’ottima risposta porta all’errore chi è alla battuta. 0-30. Ancora male, anzi malissimo Milos in uscita del servizio e break AZEROOO con una copertura fallace della rete. 2 a 2 e tutto torna sui soliti binari. Murray, visto il calo dell’avversario, ne approfitta e sale in cattedra, è on fire e non concede nulla quando è lui a servire. Parzialone di 8 punti consecutivi e vantaggio per 3-2. L’emorragia di punti si chiude quando è Raonic a servire, ma ha ancora parecchie difficoltà. La risposta di Murray si fa sentire e se poi aggiungiamo un passante strettissimo incrociato da circoletto rosso allora c’è da preoccuparsi. Arriva un’altra palla break per Murray che difende egregiamente la rete e per questo scatta l’urlo di incoraggiamento. Raonic per il momento annulla e costringe l’avversario all’errore. Ancora Raonic falloso e gratuito imperdonabile. Andy ancora non ne vuole sapere di far girare l’incontro. Seconda palla break e questa volta a salvare il canadese è il polso anche se nel mezzo c’è un piccolo battibecco con un challenge di Murray sulla prima che diventa seconda, ma il punto è legittimamente per Milos. Piccoli scampoli di Murray tengono in vita un game ormai all’epilogo e ci pensa il suo servizio a chiudere. Ancora tanta fatica per lui però.

Da qui in avanti non ci sono tanti sussulti. C’è un 15-30 sul servizio Murray, ma Raonic non arriva mai a palla break e ancora una volta denota i suoi limiti a rete, si riscatta però  subito con un gioco lampo in cui non fa giocare il suo avversario. Altro game tenuto per Murray a 30 che concede qualcosa per via di uno scazzo generale che lo perseguita. Raonic sta per combinare la frittatatona quando nel 10° gioco si ritrova sotto 0-30 complice anche un doppio fallo. Si riprende subito anche grazie a qualche recupero prodigioso. Mette a segno anche un altro ace, il 5° della partita e siamo sul 5 pari.

L’11° gioco va ai vantaggi, ma non si arriva mai a palla break. Murray è sempre e comunque avanti: mette in mostra anche il serve&volley, poi colpo da maestro con un vincente di dritto incrociato e uncinato che pizzica l’incrocio delle righe sul 30-30, ma ancora non sfonda. Raonic in un’occasione è anche fortunato e la sua volèe gaglioffa si arrampica sul nastro per poi cadere dall’altra parte della rete. Murray però chiude. 6-5 e patata bollente che passa nella mani di Raonic. Non ci sono problemi per lui: non si scambia, si arriva sul 6 pari e tiebreak fu.

Il tiebreak vede da subito la prevalenza britannica. E’ Murray infatti a procurarsi il primo minibreak frutto di un punto vinto su uno scambio lungo. Subito 2-0. Si arriva fino al 4-1 senza patemi con un choppettino incollato alla rete per Murray. Poi 5-3 e all’improvviso tutto si riapre quando Raonic spara una sveglia vincente. Murray impreca. Uno scambio racambolesco si risolve a favore di Raonic con Murray che cerca di usare la racchetta come un put da golf. Dirimente il minibreak che porta Murray sul 6-5 che poi chiude alla prima occasione con un servizio vincente. 7 punti a 5 e partita che torna in equilibrio.

3° set

Si decide tutto nel 3° set che promette scintille. Ancora una volta è Raonic a partire forte. Game in apertura velocissimo e sprint anche nei primi 2 punti del servizio Andy che commette altrettanti gratuiti. Milos restituisce il favore nei 2 successivi e siamo 30 pari. Male Murray e arriva la prima palla break prontamente annullata però con il solito unforced canadese che arriva quando non deve arrivare. Arriva un altro regalo scozzese, seconda palla break ma non si chiude, non si chiude. Murray sta giocando male, ma dall’altra parte della rete non c’è un avvoltoio pronto ad approfittare della situazione e grazie al bonus dato dalla 2a palla nuova di zecca si cava dagli impicci. 1 a 1, ma ancora pagura.

Raonic non vuole sentire ragioni o recriminazioni. Nel suo servizio non si gioca ed è lui, se gli va, a concedere punti con un doppio fallo, non ci sono altri spiragli. All’improvviso si sveglia anche il servizio scozzese fino a questo momento sonnecchiante. 4 punti consecutivi e pessimo Raonic a rete. 2 a 2. Il copione ormai è chiaro e le occasioni da segnalare sono poche: sul 40-0 Raonic arriva un doppio fallo. Stop. Anche Murray imita il suo rivale ma ancora la nave della partita va a dritta senza nessuno scossone. 7° gioco, servizio Raonic: server-bot e si sa, errore a rete, e si sa. Bellissimo il punto di rovescio con cui Murray chiude il lungolinea sul 30-15, ma è punto che vale solo per lo spettacolo. Piccolo affanno per Andy nell’8° gioco quando prima un’ottima risposta e un dritto potente lo mettono under pressure e sotto 0-30. Ma Andy si riprende prontamente e quando si trova sul 40-30 sono passate le 3 ore di gioco. ‘ccezionale è il vincente di Raonic dopo una scambio durissimo. Applausi, ma vale poco. Servizio Murray preciso e deciso e 4 pari.

All’improvviso parallelo tra spazio e tempo, linea retta che divide il se, il ma, il why e il because. Luce spenta per Raonic, misura dei colpi andata e Murray che pressa durissimo. 4 punti consecutivi Murray e break azero servito su un piatto d’argento. C’è qualche occasione di far partecipare il challenge ma la sua presenza non era necessaria. Prima occasione ghiottissima per portare a casa il match. BOOM. Batte Andy e arriva una risposta vincente. Murray sta capendo poco o nulla ed è orrendo in manovra, manovra che fino a questo momento lo aveva visto padrone. Arriva l’immediato controbreak, un controbreak di rabbia e si va avanti. Raonic rifiata un po’ e concede 2 punti, sale 40-30 ma ancora una volta getta tutto alle ortiche: doppio fallo e breakkone Andy. Forse ci siamo.

Per una sorta di ribaltamento metafisico chi serve gestisce male lo scambio, il dritto di Raonic è potente e spinge fuori fal campo l’avversario. Piccola reazione scozzese, ma Andy è sprecone, se la prende anche con i flash degli spettatori in prima fila e arriva il controbreak-bis. Dirimente e fatale tiebreak che deciderà tutto.

Raonic al servizio, minibreak. Murray al servizio, minibreak con doppio fallo. Bene così. Andy viene a prendersi il punto a rete. 2-1, sequela di bel servizio e 4-3 scozzese. Il numero 1 del mondo dà una sgasata e si prende anche il 5-3 e grida. Ma il piccolo vantaggio dura poco, errorino e 5 pari. Arriva il 6-5 e primo match point, Raonic annulla con la potenza e il pubblico disturba un po’. Palla fuori di Raonic e 2° match point scozzese. Milos si salva ancora una volta, c’è anche un 3° match point e addirittura il platano si improvvisa serve&voller, ci prende gusto e aggredisce la rete per prendersi il punto che lo porta sul 9-8. Murray non trema e annulla il match point con una la seconda e discesa a rete. Altro punto per Andy e il 20° del tiebreak si spegne sulla rete. Murray vince 11 a 9, va in finale dove sfiletterà Djokovic, si aggiudica il match più lungo del 2016 giocato sulla breve distanza nonché il più lungo (sempre 2 su 3) della storia del Masters. Andy è stato ad un passo dall’inferno ma ne è uscito con classe e tenacia.

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TML Review 2016: 2. Olimpiadi, Murray vs Del Potro. Andy è l’uomo biolimpionico

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Di gran lunga il più bel torneo dell’anno i Giochi Olimpici ci insegnano come dovrebbe essere strutturato il circuito per dare un senso a tutto quello che non è Slam. Tolti dalla graticola i 4 tornei maggiori e il 5° che per definizione e struttura è il Masters ma dietro c’è un vuoto incolmabile. Vero che ci sono i Masters 1000 ma la distanza con i tornei della categoria superiore è imbarazzante questo frutto anche di 2 anomalie introdotte recentemente: il bye per le teste di serie (addirittura 16 per Bercy) e la finale 2 su 3. I Giochi di Rio invece per un momento ci hanno riportato ai vecchi fasti delle ATP Masters Series quando tutti giocavano lo stesso numero di partite e la finale 3 su 5 aveva un altro sapore e regalava spesso partite epiche. Ecco come dovrebbero essere i Masters 1000, ma purtroppo le esigenze dei giocatori più forti e della copertura televisiva hanno preso il sopravvento. Ma lasciando stare questa polemica che poco ha a che fare con l’oggetto dell’articolo passiamo alla partita. Gli Slam hanno prodotto emozioni. Ce ne sono state pochissime addirittura alcune di queste erano asteriscate (cfr. Roland Garros) allora non si può non andare a pescare dai tornei “a latere” come Olimpiadi e Coppa Davis per avere delle partite memorabili. A Rio ce ne sono state tante, ma è nella finale che si è raggiunto lo zenith.

A giocarsi la medaglia d’oro sono il campione uscente Andy Murray, che ha preferito Rio a Toronto, e un ritrovato Juan Martin Del Potro giustiziere nel primo turno dell’allora indiscusso numero 1 del mondo che tante lacrime versò. Tutti i favori del pronostico sono per il britannico ma Del Po ormai ha insegnato a tutti che può battere chiunque quando il suo dritto è caldo.

Si parte con Murray al servizio. La prima fase è una fase di studio con tanti errori. Il primo punto è un gratuito di Del Po che poi mette una risposta vincente tanto per mettere le cose in chiaro. Andy non ha problemi e chiude facile il primo gioco. Il secondo è già fondamentale per le prime fasi della partita. 18 punti tutti da gustare. Si parte con una stecca di Juan Martin che perde anche il punto successivo. 0-30. Reazione argentina con attacco di dritto e chiusura con lo smash. Murray è aggressivo e viene a prendersi il punto a rete procurandosi la prima palla break, ma l’Argentina annulla con il dritto. Il solito dritto. Si va nell’altalena dei vantaggi e per 7 punti non si vedono palle break con Del Po poco cinico a chiudere il game che commette molti errori gratuiti. Esiziale è l’errore per chiudere a rete con Murray spiazzato che procura la 2a palla break che viene annullata però con un servizio vincente. Del Po ha poco mordente e alla 3a palla break cede il servizio e siamo subito 2-0 Gran Bretagna.

Sembra che la partita abbiamo preso una direzione precisa, ma siamo solo all’inizio, inutile fare previsioni a lungo termine. Un Del Potro stranamente arrembante attacca la rete e viene a prendersi il primo punto, lo fa anche nel secondo e siamo 0-30. Murray si esibisce in un’ottima volèe, ma deve poi mette fuori un lob millimetrico che dà la prima palla break all’Argentina. Andy annulla di mestiere con una torsione simile a quella che metterà in mostra nella sfida di Davis tra i 2, ma i buoi sono spaccati e Del Potro controbreakka. E siamo 2-1.

Il servizio argentino all’improvviso fa cilecca ed ecco il parzialone britannico. Murray vince tutti i punti in risposta: il primo con l’avversario rimasto fermo e facilmente passato, poi sagra di gratuiti anche banali ed esiziale break. Murray al servizio non concede nulla ed è sempre bravo a chiudere a rete quando ne ha l’opportunità. Piazza anche un vincente di dritto da fondocampo e siamo già 4-1.

Dopo 8 sberle Del Po si riprende e infila una serie di 3, ma Murray ha capito che deve fare correre lo stangone di Tandil e grazie a questo escamotage prima costringe all’errore l’argentino e poi lo stana con un drop e lobba facile. Siamo sul 40-30. Ace e Juan si riprende parzialmente. Murray apre con un ace ma subito si vede arrivare a rete un omone e, in soggezione, commette un errore. Andy vuole approfittare della lentezza del suo avversario così arriva un drop velenoso che però viene prontamente recuperato ed arriva subito il contro-drop vincente. Esiziale doppio fallo e break che arriva dopo una scambio di soli slice. 4-3. E’ un momento no per Andy che inizia a macinare gratuiti, ne approfitta l’Argentina che piazza subito 3 punti, ma la foga è talmente alta che un dritto facile si spegne in rete quasi a volerla sfondare. Poco male perché il turno di servizio si chiude sul punto successivo. Perfetta parità. 4 a 4.

Del Po è on fire. Prima arriva il doppio fallo Murray, poi martellata a sinistra, martellata a destra e vincente. BOOM. Piccolo malinteso nel 3° punto con Juan che chiede il challenge in ritardo dopo aver giocato il punto. Poi lob telefonato che Murray smasha facile. Punto argentino ma Andy chiude subito dopo un gratuito dell’avversario e si incita.

Il 10° gioco è scoppiettante ma tutti i punti vanno al servitore: prima c’è un’ottima chiusura con lo smash argentino, poi chiusura a rete e slice fuori di Murray. Si gioca di più sul servizio di Andyno. Del Po è profondo e costringe l’avversario al gratutito che spedisce la palla in rete, ma questi si riprende subito con una chiusura al volo in corsa. Ace ad uscire con lo slice e unforced di Del Po con una badilata di dritto appena larga. Si va ai vantaggi ma Del Po non arriva mai a palla break e una stecca regala il game alla Gran Bretagna.

L’Argentina va a servire per salvare il set, ottiene il primo punto con servizio e chiusura con schiaffo a volo. Un classico. Poi c’è solo Andy che si fionda a rete come un gatto per piazzare il passante, arriva anche la stecca del gigante di Tandil, 2 set point. Primo sprecato e secondo da antologia con passante in avanzamento di dritto lungolinea. 7-5 britannico e medaglia d’oro che resta ancorata sul collo di Sir Andrew.

2° set

Dopo la fine del primo parziale le quotazioni di Del Potro sembrano quasi scese a zero, ma già il primo game del secondo dà indicazioni completamente diverse. Si parte con un gratuito di Murray, poi 2 punti scozzesi e da questo momento sale in cattedra l’Argentina. Un lob telefonato è facile preda di Juan Martin e un errore molto gratuito scandisce la prima palla break. Questa è prontamente annullata con un facile 1-2 al servizio, ma le badilate albicelesti si fanno sentire e nonostante Andy tergicristalli per recuperare l’impossibile deve arrendersi nuovamente. 2a palla break. Un’arma segreta di Murray è il drop e questa viene usata prontamente per salvare una situazione così grave. Il drop messo in campo è un taglio di fino degno di un ottimo sarto. A questo punto arriva una palla dubbia. Del Potro ferma il gioco, la palla è out e punto per lui. 3a palla break. Arriva un passante chirurgico con Murray stranamente avanti a raccogliere farfalle e break in apertura.

Si gioca tanto su ogni servizio e la serve domination lo dimostra: nonostante una media all time che si aggira attorno al 64% quest’oggi siamo al 60% circa, questo significa che la risposta è fondamentale. Nel 2° gioco del 2° set Del Po continua a picchiare come un fabbro e Murray può solo abbozzare. Presto si arriva al 30-0. Game facile? No. Uno slice lungolinea che taglia tutto il campo dà il primo punto in risposta, poi un comodo smash il secondo e un gratuito il terzo. Sono passati pochi minuti dalla fine del primo game e già è arrivata la prima palla break. L’Argentina si salva con stile e la chiusura in veronica è un ottimo biglietto da visita per chi non appare come un giocatore elegante. Prontamente però arriva il tocco di fino murrayano, il lob che gli procura una seconda palla break, ma è ancora il dritto a togliere le castagne dal fuoco. Arriva una terza palla break e questo volta è il servizio il colpo risolutore. 3 punti consecutivi e 2-0 Argentina.

Dopo 2 game lottatissimi inizia una fase di stallo dove il servizio è padrone e i punti in risposta sono pochi e trascurabili. Il primo a iniziare la danza è Murray che dopo aver perso il primo 15 ottiene 4 punti e il 2-1. Poi Del Po concede anche lui un solo punto in risposta, ma che punto! E di nuovo Andy a ribadire una certa dimestichezza con il servizio che nel corso della carriera lo aveva spesso abbandonato. Nel mezzo però è doveroso segnalare il punto del 30 pari nel 5° gioco dove un’accelerazione spaventosa di Del Potro quasi piega la racchetta del malcapitato Andyno. Punto stupendo, ma un nastrino britannico regala il 40-30 britannico che poi chiude comodo. 2-3 Argentina.

Ancora la bilancia è ferma e il suo ago si muove di pochi millimetri a destra e altrettanti a sinistra. Prima un nastro argentino dà il primo punto a Del Potro che però soffre le variazioni e subisce. Ma se comanda il dritto non ci sono storie: nel 90% dei casi il punto è tandiliano. No questions about this. Nel 7° gioco Andy si improvvisa ace-man e ne mette a referto ben 3 su 5 punti. Pallino che passa all’avversario che non concede nulla mentre la regia inquadra il perenne euforico Guga Kuerten in cabina di regia brasiliana. Chissà che sostanze prende per essere così. Il sorriso di Guga fa da sfondo ad un tremendo dritto argentino che poi chiude solo con la battuta. 3-5 Del Po.

Come già detto in precedenza nello slice domina Murray, ma se lo scambio gira sul dritto l’inerzia cambia. Esemplificativo è il primo punto nel 9° gioco in cui questo teorema trova la prova definitiva. Questa tendenza premia Juan Martin che vince i primi 2 punti. Murray è bravo a risalire, ma un Andy stranamente falloso, spara a rete e arriva il primo set point argentino. Murray si salva a rete nel duello di volèe e poi chiude con 3 punti consecutivi. L’Argentina è poco cinica e il dritto potente arriva molto spesso a rete annullando di fatto la tanta potenza impressa sulla pallina.

10 ° gioco. 3 missili di Del Potro e 4° a rete. Storia ormai nota. Finalmente nel 2° punto Martino vince uno scambio lungo e si porta ben presto a set point. Murray ne annulla 2, ma prima un ace e poi un tremendo 1-2 danno il set a Del Potro che pareggia i conti. 1 set pari e partita che si preannuncia estenuante.

3° set

Il terzo set è di marca Andyana. Lo dimostra la DR è di 5.5 per Murray e il punteggio è piuttosto netto. Ma questa analisi arriva a posteriori perché nei primi game tutto sembra seguire un copione già scritto. Un copione noioso che toglie un po’ di pathos ad una delle migliori partite della stagione.  Inizia a servire Murray: 4 punti facili e l’unico concesso è un doppio fallo (che da qui in avanti inizieranno a fare la loro comparsa). Anche Del Po non concede nulla e approfitta dei gratuiti britannici e quando può usa il drop, lo fa anche il suo avversario che però aggiunge al repertorio il tergicristallo e per Andy arriva un gioco in bianco. 4° e 5° gioco sono sulla stessa falsa riga, lo sarebbe anche il 6° ma i 2 doppi falli iniziali sono un campanello d’allarme per Del Potro che da lì a poco perderà malamente il parziale. Dopo quest’apertura maldestra si porta sul 30 pari con un servizio vincente e il solito dritto, ma dall’altra parte arriva un passante strettissimo in controtempo di diritto e la prima palla break da fronteggiare. Juan si salva momentaneamente da un drop fuori che non può essere verificato perché i challenge sono finiti e un gratuito molto gratuito arrivato dopo solo 3 scambi che  danno il break a Murray e il 4-2. A questo punto l’Argentina sembra stanca e dall’altra parte arrivano punti facili. L’uso dei drop potrebbe essere una soluzione, ma sono troppo telefonati e facili da recuperare. Le uniche palle ingiocabili sono le bordate di dritto, ma sono poche e sistemate male. Murray scappa sul 5-2 e la frittata è completata con un facile 0-40 dell’8° gioco con Del Potro che sembra aver mollato che viene trafitto da una risposta vincente. Il servizio è stato determinante: SD (service domination) di 69.05% ma è andato da una parte soltanto.

4° set

Il quarto set a questo punto sembra una formalità, ma partiamo dallo spoilerone: service domination = 50,65%. Crollo verticale della resa del servizio e tra poco scopriremo perché. Parte Andy. Subito 0-30 con un grave errore a rete per chiudere il punto. Servizio vincente ma altro gratuito che rischia di riaprire il match che si riapre seriamente quando un dritto spaziale di Del Potro non perdona la tacchinaggine. Break. L’Argentina ha l’occasione d’oro per portare la partita al 5° ma viene commesso un grave errore strategico: scendere a rete quando non si deve. Il 2° gioco si apre con un ace, ma presto arrivano i drop della Royal Force e il pachiderma di Tandil non può fare nulla tranne che nella prima palla break con tanto di intimidazione a Maria. Cattivone! Il break arriva alla 2a occasione sempre frutto di un ottimo drop, nella fattispecie drop di rovescio vincente. 1 a 1.

Ancora una volta l’ago della bilancia è dalla parte del british turkey, ma il choking è dietro l’angolo e quello che mancava in questo umido pomeriggio brasileiro erano i doppi falli. Ne arriva uno in apertura, Murray si salva con un vincente di rovescio che pizzica la riga di fondo campo, ma un altro doppio fallo consegna la palla break determinante e Del Potro recupera una palla impossibile sempre frutto del drop quasi sempre letale dell’avversario. Break e applausi. 1-2 Argentina.

Non è la giornata di Del Potro. Ormai ne abbiano la certezza. Lo scambio lungo lo penalizza molto e in un amen si ritrova sotto 0-40. Solo un gratuito ritarda l’inevitabile controbreak che arriva dopo una sfida letale con il back. Qui vanno fatti i complimenti a Murray che saggiamente vuole portare l’avversario allo sfinimento perché è lui ad avere il serbatoio con più benzina.

Finalmente arrivano dei giochi “normali”. Sono il 5° e il 6°. I 2 condottieri hanno deciso di riposarsi per dare il massimo nella parte finale del set. Cape Canaveral de Buenos Aires è in fermento e i missili argentini che cadono sul Paese della Samba sono a grappoli. 3 a 3 e finalmente troviamo un Del Potro al suo meglio. E’ talmente ringalluzzito che si permette anche di bombardare sul servizio britannico. Un doppio fallo complica la situazione e una chiusura a rete dirimente fa esplodere il pubblico sudamericano per la maggior parte albiceleste.

4-3 e tutto sembra presagire ad un 5° set con i fiocchi. Ma stranamente Andy non esce mentalmente dalla partita, incassa il 5-3 arrivato presto e tesse la tela della rimonta. Servizio tenuto a 15 e 4-5. Del Potro ha la possibilità di chiudere, ma i missili si inceppano. Difesissima britannica che arriva a palla break sul 15-40 si salva l’Argentina e si va ai vantaggi. Scambio durissimo sul 7° punto che però va a chi risponde. Servizio vincente di Juan Martin, ma non basta, alla 4a palla break un dritto affossato a rete ridà il break ad Andy. 5 pari e tutto torna in equilibrio.

La partita potrebbe ancora andare all’Argentina e lo 0-30 sul 5 pari e servizio Andy è un buon indizio, lo è maggiormente probante quello del 15-40, ma Andy si salva con un ace. E’ uno huge hold dirimente ed escatologico.

Del Potro va a servire per rimanere nel match, si porta sul 40-30, ma all’improvviso spegne la luce. Un gratuito delpotraniano e una grande risposta consegna a Murray il golden point, Juan Martin si salva, ma al secondo il match è finito. Vittoria per Murray che diventa il primo giocatore della storia a vincere 2 medaglie d’oro alle Olimpiadi nel singolare maschile del tennis. Questa vittoria non assegna punti ATP, ma è da qui che inizierà la sorprendente rincorsa che lo porterà ad essere il numero 1 del 2016. Suona l’inno God Save The Queen, grandi emozioni che solo le Olimpiadi sanno regalare. Del Potro prende l’argento e anche per lui sarà un ottimo energizzante per andarsi a prendere un grande trofeo: la Coppa Davis che arriverà contro la Croazia.

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TML Review 2016: 6. Davis Cup, Murray vs Nishikori. Showdown in Birmingham

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Mai come quest’anno la Coppa Davis è stata fucina di grandi match memorabili e alcuni di questi non possono non essere inclusi in una top ten qualsiasi sia il parametro di giudizio di inclusione. La prima partita in esame è la sfida tra Andy Murray e Kei Nishikori che si gioca a Birmingham in Gran Bretagna. E’ il primo turno della Coppa che assegna l’insalatiera, ma già per entrambe le compagini, quella giapponese e quella britannica, arriva un avversario molto ostico. Murray è ancora il numero 2 che nessuno avrebbe pronosticato numero 1 ma in questi 2 anni ha saputo dare il meglio quando ha giocato per la propria Nazionale e nella sfida contro Nishi e company non vuole essere da meno.

La sfida in questione fa subito registrare il primo record: era dal 2009 che non si giocava un match con un ranking combinato così basso. Allora i protagonisti furono Rafael Nadal e Novak Djokovic. Le premesse per un grande incontro ci sono e tutto andrà ogni previsione.

Parte al servizio Murray e si comincia a pallettare e non poteva essere altrimenti. I 2 giocatori in campo fanno del palleggio da fondo una delle loro armi migliori e nessuno può snaturare il proprio gioco solo per lo spettacolo, lo si potrebbe fare per sorprendere l’avversario, ma non è questo il caso. Andy gioca male e con sole 2 prime ed un errore gratuito consegna la prima palla break del’incontro. Ma è solo un piccolissimo pericolo: 3 punti consecutivi di cui un servizio vincente riportano tutto in equilibrio. Andy è aggressivo con il rovescio, ma Nishi si difende bene e tiene a zero il suo primo turno di battuta. Anche lo scozzese non ha patemi particolari nel tenere il servizio anche se sul 40-0 deve subire un dritto anticipato e un’accelerazione spaventosa che lo spazzano via dal campo.

E’ nel 4° gioco che i sismografi entrano in ebollizione. Murray prima mette un lob scarso che muore nel suo campo, ma una stecca di Nishi, una risposta aggressiva di rovescio e uno smash alla Djokovic consegnano il primo break della partita. 3-1. Ma Murray non è un cecchino e ancora il servizio non è quello che sarà nella seconda parte di stagione e dopo il momentaneo 30-0 si ritrova 30-40 con un esiziale doppio fallo. Per il momento si salva dando una bella sgasata con un’accelerazione paurosa di rovescio che sembra quasi un secondo dritto.

Nishikori fa e difa e dopo un tranquillo 40-0 si ritrova a dover passare per il Limbo dei vantaggi. Ancora perplimente è un doppio fallo e sicuro di chiudere il game regala 2 punti. Si rifà subito con un’arma molto sottovalutata del suo repertorio: il dropshot. 3 drop e 3 punti e pericolo scampato. Murray sembra proiettato verso un primo set agile, ma Nishi porta la scambio allo sfinimento e sono proprio gli scambi lunghi a premiarlo.  Se poi mettiamo anche una risposta di rovescio con la palla colpita al massimo della sua elevazione allora si arriva subito allo 0-40. Risposta vincente di Nishi da circoletto rosso e controbreak servito su una scodella per il wasabi. 4-3. Il pareggio arriva subito e nonostante una risposta fulmicotonica dello scozzese. Molto bene Andy nel 9° giuoco con 2 ace ad aprire e chiudere e uno splendido passante in corsa di rovescio. Nishikori al servizio tituba ed è lui a consegnare il primo set point all’avversario, ma dopo essere rimasto indietro per tutto il game finalmente Kei viene a prendersi il punto in avanti. Il parziale sembra destinato ad andare al tiebreak quando prima Andy ottiene il 5 pari in cui si esibisce in una veronica che chiude il punto e poi prende un rischio sulla seconda ben ricompensato, ma quando è il giaponese a servire la mano non è proprio quella di un chirurgo. 2 doppi falli, un errore di Murray che sabglia un rovescio down the line e un esiziale punto sul 30-40 danno il primo set di vantaggio alla Gran Bretagna. 7 giochi a 5. 1 set a 0.

Nella prima parte del secondo parziale si concentrano una bella percentuale di emozioni della partita. Forte del vantaggio del primo set Murray sente la pressione e spreca malamente fin dal primo game. All’inizio c’è un’ottima copertura della rete da parte di Nishi ma quello che emerge è che a dominare è la risposta piuttosto che il servizio. Arrivano 2 palle break sul 15-40 e un lob seguito da un rovescio in controtempo e una comoda chiusura a rete consegnano il break al giapponese. Dopo un veloce 30-0 Nishi deve far fronte con scarsi risultati a 2 risposte vincenti con grado alcolico diverso: la prima è 15°, facile, la senza è un 70° stile assenzio con tanto di salto in rovescio. Rios docet. Ma questi 2 spettacolari punti servono a poco e il game va al giapponese che nel game successivo si permette di esordire con un ottimo taglio che procura un drop irrecuperabile, ma un successivo smash alla Djokovic vanifica tutto e il 2-1 britannico non fa tardi ad arrivare. Nishikori all’improvviso perde la sua risposta e il 4° gioco è esemplificativo. Nonostante un Murray falloso che non chiude anche delle volèe comodissime arriva il break. Andy rompe una racchetta ma grazie ad un lungolinea vincente di rovescio che inchioda Nishi breakka e siamo 2-2.

Palle nuove e subito ace per la Gran Bretagna. 3° smash sbagliato da Nishi e passante lungolinea di Murray (circoletto rosso). Solo il nastro dà un punto inutile al Giappone e la Gran Bretagna mette di nuovo la testa avanti.

Nei successivi turni di battuta succede poco. Nishi chiude a 15 per Murray si va ai vantaggi ma non si vedono palle break che erano state copiose ad inizio parziale. Unica nota a margine è un ace a 149 mph di Murray che viene cancellato dal falco. Che peccato. Ancora nessun sussulto nell’8° e 9° gioco. Si vede qualche colpo spettacolare come una mezza veronica di Nishi ma il punteggio segue rigorosamente il servizio. Dal 4-3 Murray si arriva presto al 5-4 e poi 5 pari ma prima finalmente Kei becca il primo smash della giornata. Bene così. Il set potrebbe chiudersi sul 6-5 e servizio Nishi quando ci sono 2 set point per Andy procurati con una splendida risposta vincente di rovescio. 4 punti consecutivi e si va al tiebreak. Sacra dei minibreak e risposta protagonista assoluta. Si arriva al 5 pari con ben 5 minibreak. La prima zampata è giapponese che però non concretizza il set point. Ace di Murray che poi chiude con un vincente il punto sul proprio turno di servizio e infine chiodo sulla bara per l’8-6 finale. 2 a 0 Gran Bretagna e punto che sembra ormai andare comodo verso la Nazionale della Regina.

Il terzo set inizia in maniera cauta per entrambi, pochi punti in risposta ma molte perle. La prima arriva da Nishi con 30-15 quando mette un passante lungolinea con il rovescio a una mano (?!), Murray si aggrega alla spettacolo e si esibisce in un drop vincente. Siamo sull’1 pari. Ancora il giapponese si esibisce in una veronica assurda che spiazza l’avversario ma di contro l’altro recupera ben 2 drop consecutivi ma ancora nessuna scossa. Il primo scricchiolio britannico arriva nel 4° gioco quando una risposta vincente lungolinea dà a Nishi la possibilità di brekkare ma Andy si improvvisa server&voller e annulla, altri 2 punti 2 e siamo sul 2 pari. Ancora la barra rimane ferma. Gioco bianco per il Giappone (in cui si segnala una splendida stop-volley) anche Murray fa altrettanto che non fosse per il punto del 40-15 che è l’ennesimo lungolinea vincente di rovescio. Oggi il giapponesino lo spara quanto vuole. Altro turno di battuta perfetto per il Sol Levante e siamo sul 4-3. Murray si complica la vita e la paga cara. Un rovescio in salto non necessario lo porto sul 15-30 poi doppio fallo sul 30-30 e break che porta l’avversario a servire per il set. Brutta tegola questa se si pensa che Andy non ha mai subito in tutto il parziale. Nishi non trema e con 2 ace si porta a set point e chiude con un assurdo passante di rovescio. 2 set a 1 e il Giappone che si rianima.

Forte del set di vantaggio Murray non sente la pressione che si concentra su Nishi. Prima risposta vincente. BOOM. Seconda risposta vincente. BOOM. Esiziale doppio fallo ma errore grave di Andy che non chiude il punto, tenta di rompere la racchetta ma poi rinuncia. Kei si salva per il rotto della cuffia nonostante la scarsa percentuale di prime (5/12). Murray non vuole perdere tempo e vuole chiudere la tenzone. Gioco a zero e patata bollente che va ancora in mano giapponese. Ancora sotto Kei: 0-30 ma Gran Bretagna che non sfonda. Errore grave di Murray che mette fuori un punto che aveva preparato alla perfezione e ancora un altro errore di dritto (il 3° consecutivo), arriva una risposta vincente su una seconda che sembra una terza a 85 mph e palla break. Niente, non è giornata. Nishi si salva ancora ed è stufo di stare a subire arriva l’inaspettato break nipponico nel 5° gioco, Murray mette in mostra un vincente dal centro con annessa accelerazione ma non può nulla. Break Japan. Qualcosa nella mente di Murray si incrina e in risposta nel game successivo spreca l’impossibile. Chirurgico Nishi e siano sul 4-2. Il servizio britannico cala di brutto ed è facile penetrare sulle 2e, 2 risposte vincenti regalano il prezioso 5-2 per il Giappone che ci crede. Overgrip gasquettiano per Murray che tira fuori la Excalibur. Paura giappone e choke scontato. Doppio fallo e controbreak aleatorio. Da qui fino a fine set non ci sono capovolgimenti di fronte e il Giappone pareggia i conti e a poco vale il recupero di uno smash risolutore di Nishi da parte di Murray che perde comunque il punto. 6 giochi a 4 e 2 set pari.

L’inerzia della partita sembra cambiata e la situazione sta per sfuggire di mano ad Andy quando un arcigno Nishikori strappa un inaspettato break in apertura dimostrando di sapercela fare in risposta. E qui Andy si incazza. Non può più sopportare che l’occhio a mandorla lo terrorizzi e si scatena: 4 punti consecutivi sul servizio Giappone e arriva il break. La serie continua con altri 3 punti: nel primo si apre il campo con il rovescio e si prende il punto a rete, poi grande prima a uscire e siamo 40-0. La serie si interrompe a 7 con un chop di Nishi alla Federer, ma il 2-1 GB arriva subito.

Il 4° gioco inizia con 2 errori gratuiti per Murray, ma da qui in avanti dilaga. Complici un doppio fallo e uno smash alla Djokovic (forse ne sta abusando?) arriva il secondo break ai vantaggi ed è notte fonda per il Giappone. No. Murray ha deciso che ancora non è finita. Andyno regala letteralmente il controbreak nonostante un un servizio vincente e un ace e siamo 3 a 2. Lo scozzese è peggio di un sismografo, a prestazioni scarse seguono colpi da manuale. In apertura nel 6° gioco mette in campo un assurdo passante di dritto in corsa. Nishi si riprende momentaneamente con un servizio al corpo, ma siamo sul presto 15-40. C’è ancora tempo per mettere in mostra il rovescio lungolinea ed eccolo pronto ad annullare la prima palla break. 3 punti consecutivi cavano dal buco il Giappone che però ricade subito nel baratro e il game si chiude con una risposta vincente su una seconda lentissima. 4 a 2 ma ancora la partita non è finita. Nishi è perfetto nella distribuzione dei colpi e si issa fino allo 0-30. 3 punti perfetti di Murray riportano tutta alla normalità, ma arriva un altro choppettino alla Federer, doppio fallo e nervosismo che aumenta. Dura poco perché ci pensa un servizio vincente a dare sicurezza alla Gran Bretagna che potrebbe chiudere già nel game successivo quando ci sono i primi 2 match point. Chop e chiusura a rete da applausi e partita ancora aperta. Murray recupera tutto ma non basta e dovrà essere il suo servizio a chiudere. C’è solo tempo per segnalare uno scambio durissimo sul 30-0 ma il match è finito. Si chiude sul 4° match point. Vittoria determinante per la Gran Bretagna e soprattutto per Murray, ma siamo a febbraio e lui è ancora Lo Scarsone.

Ritratto di Fred Perry: Andy Murray, chi?

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Con la vittoria della Coppa Davis da parte di Andy Murray in Gran Bretagna sono apparsi dei titoloni che apostrofavano lo scozzese come il più grande tennista britannico della storia. Titoli enfatici? Sì, ma molti lettori ci hanno creduto e come si diceva una volta, “l’ha detto il TG….”, quindi se l’hanno scritto vuol dire che è vero, ma la storia è molto differente. Se si trova a dire che Fred Perry è stato certamente più grande di Murray ti arriva qualche likes, ma inevitabili arrivano le risposte fuffa in cui si dice che Perry viveva in un altro periodo in cui il tennis era un altro sport (Sì, ma quale?) o che non si possono fare paragoni con il passato. Ora la verità è una sola e 2 cose contrapposte non possono essere vere contemporaneamente, se si dice che Murray è il GOAT britannico allora bisogna saper comparare tutte le ere e altresì non si può dire che il tennis di una volta era inferiore, perché non avrebbe senso, infatti è ineluttabile il progresso in tutti i settori soprattutto negli sport. Facendo passare come valido questo teorema  ci proveremo i nostri discendenti a dire che magari il tennis di oggi era inferiore al loro mentre noi ci rivolteremo nelle tombe.

Ok, ma perché Fred Perry è superiore a Andy Murray? Perry è stato un pioniere del tennis e ha vissuto nel periodo successivo a quello del dominio del grandissimo Bill Tilden e ha avuto grandissimi successi, non ai livelli di Big Bill, ma ha comunque permesso alla Gran Bretagna di avere un grande campione, l’ultimo grande campione per gli inventori di questo sport.

Il primo torneo di cui si ha notizia di una partecipazione certa di Fred è l’Herga Lawn Tennic Club del 1927, quando 18enne perse ai quarti di finale contro George Stoddart per 6-4 1-6 6-3. La sua prima stagione da senior nel circuito amateur si chiude con 6 partecipazioni a tornei disputati tutti in Gran Bretagna e “zeru tituli”. Stesso dicasi per il 1928. Nel 1929 arriva il primo successo: il torneo di New Malden su erba a cui si aggiunge il titolo sul parquet indoor del Queen’s Club, sì, avete letto bene, “Queen’s Club“, uno dei primi club al mondo ad avere sia campi outdoor in erba e indoor con il parquet. A questo successo si aggiunge soprattutto la prima partecipazione al torneo di Wimbledon dove perde da Offlin nel 3° turno.

Nel 1930 inizia a giocare in diverse parti del mondo e comincia così a spostarsi in America, vero centro di gravità permanente del tennis mondiale, disputando il “Major” del circuito statunitense rappresentato dal torneo del Newport Casino e prendendo parte agli U.S. National Championships. Arriverà a giocare anche in Argentina sulla terra battuta.

Nel 1931 si aggiungono i primi titoli conquistati oltreoceano: l‘Eastern Grass Court Championships di Rye, torneo di categoria appena sotto a quello degli Slam e preparatorio degli US National Champs dove si spinge fino alla semifinale contro Vines dove perde per 4-6 3-6 6-4 6-4 6-3 (La loro sarà una grande rivalità nel circuito pro). Prima di finire la stagione aggiunge altri 2 tituli indoor: a Cromer e la Coupe di Noel di Parigi giocata, come dice il nome, nel periodo natalizio (dal 21 al 27 dicembre). Una volta la stagione tennistica durava 13 mesi l’anno, ad essere stretti.

Nel 1932 si ha la sua esplosione. Si capisce subito che i tornei di categoria inferiore a quelli dello Slam, o se preferite dei Major visto che non sempre gli Slam erano i tornei più importanti dell’anno, gli stanno stretti: in Gran Bretagna fa il cappottissimo vincendo tutti i tornei a cui partecipa ma lasciando fuori il più importante: i Championships per eccellenza, il Torneo di Wimbledon. A questi si aggiungono anche altri tornei fuori dai confini nazionali, ecco l’elenco: Roubaix, Hamilton, Tally Ho!, British Hard Court, Harrogate, Harrow. Oltre a ciccare nello Slam di casa perde anche al Roland Garros e gli US National Champs, ma prima di chiudere la stagione colleziona una splendida doppietta sul cemento vincendo a Los Angeles e San Francisco.

Nel 1933 gioca poco, ma ottiene il suo primo grande successo. Vince a Forest Hills contro Jack Crawford in una finale memorabile passata alla storia per aver dato il via all’espressione “Grande Slam” con Jack avanti 2-1 che si dice abbia bevuto del whisky ai cambi campo, inficiando così la vittoria e cedendo malamente nel 4° e 5° set per 6-0 6-1 (6-3 11-13 4-6 6-0 6-1 è il punteggio complessivo). Non manca di andare a Los Angeles dove conferma il titolo e si spinge anche a Melbourne dove vince il Victorian Championships sull’erba (torneo che è stato l’antesignano degli attuali Australian Open).

Il suo passaggio in Australia non è casuale, infatti vuole disputare e vincere uno dei Major indicati dall’ITF, ma non un Major di fatto quale è l’Australian Championships. Qui ottiene il suo 2° Slam in carriera battendo in sequenza un ottimo trio: Hopman, McGrath e Crawford in finale. Manca ancora una volta il Roland Garros, ma ottiene il successo più prestigioso a Wimbledon battendo ancora Jack Crawford per 6-3 6-0 7-5. Completa il suo fantastico 1934 vincendo il suo 2° titolo agli US National Championships diventando il secondo tennista a vincere 3/4 di Grande Slam appena un anno dopo Crawford. Questa volta in finale c’è Wilmer Allison battuto per 6-4 6-3 3-6 1-6 8-6. Prima di andare in Australia per preparare lo Slam aussie negli USA aggiunge altri 2 tornei alla sua bacheca: Los Angeles e Berkeley. A Melbourne giungerà in finale e sarà la sua ultima partecipazione agli Australian Champs. Passando di lì vince il New Zealand Champs. Finalmente nel 1935 riesce a chiudere il Career Grand Slam (termine postumo all’impresa stessa) vincendo a Parigi il Roland Garros battendo in finale il barone tedesco Gottfried von Cramm per 6-3 3-6 6-1 6-3. La sfida tra queste 2 leggende si ripete in finale anche a Wimbledon ed è ancora Perry a trionfare per 6-2 6-4 6-4. Va a Forest Hills per disputare lo Slam americano ma si ferma in semifinale dove perde contro Allison poi vincitore del torneo.

Il 1936 è il suo ultimo anno da dilettante, ormai il professionismo, che era nato alla fine del 1926, si era diffuso ed era chiaro a tutti che il numero 1 del mondo doveva passare lo Stige per andare nella dark side of tennis. Ma prima di diventare pro riserva qualche altro capolavoro ai suoi adepti: vince 4 tornei minori: Cannes, Cannes LTC, Praga e British Hard Court, arrivando al Roland Garros da imbattuto dove perde in finale dal barone Von Cramm per 6-0 2-6 6-2 2-6 6-0. Gli ultimi Slam che disputa li vince entrambi: a Wimbledon spazza via il barone per 6-1 6-1 6-0 in 45 minuti di gioco in una delle finali più brevi della storia. A Forest Hills deve lottare contro uno dei grandi protagonisti della storia del tennis che si stava affacciando alla grande ribalta che è Don Budge, sconfitto per 2-6 6-2 8-6 1-6 10-8 che non era riuscito a fruttare 2 match point.

In Coppa Davis è stato l’assoluto protagonista del poker messo a segno dalla Gran Bretagna dal 1933 al 1936. Nel 1933 vince 13 incontri su 14 di singolare perdendo contro l’italiano Giorgio de Stefani in casa al Devonshire Park di Eastbourne sull’erba. Sconfitta tra l’altro ininfluente ai fini del risultato e a tie già chiuso. A quei tempi c’era il challenge round così negli anni successivi non dovette faticare più di tanto per vincere la Coppa non perdendo mai i suoi incontri di singolare chiudendo con un rotondo 6/6. La sua straordinaria importanza per la Gran Bretagna è testimoniata dalla sconfitta in sua assenza rimediata nel 1937 dalla sua Nazionale che non vincerà più la Davis fino al 2015.

Professionismo

Da questo momento in poi si apre un mondo nuovo per Perry e soprattutto per quelli che sono pochi avvezzi a parlare di professionismo dell’era pre-Open.

Nel 1937 viene selezionato per World Series da giocare contro Ellsworth Vines. La sfida tra i 2 dei tennisti più forti del mondo si conclude con la vittoria dell’americano che vince per 32-29. Il loro tour in tutti gli Stati Uniti e Canada è un grande successo, superiore a quello di Vines-Tilden del 1934 che era stato una World Series di grandissimo impatto per la storia del tennis. Vince un altro tour disputato sempre negli USA contro Tilden per 4-3. A maggio ritorna a casa per un torneo pro dedicato all’incoronazione di Giorgio VI e vince. Questo torneo è sconosciuto a molti, ma data la sua importanza e il campo partecipanti può essere annoverato tra i “Major” di quella stagione sicuramente superiore a Roland Garros e Australian Champs. Vince un altro pro tour, questa volta a casa sua in Gran Bretagna, giocando con Vines e Tilden in partite al meglio dei 5 set.

Nel 1938 si rinnova la sfida con Vines alle World Series, ma perde un’altra volta. In questa occasione con un parziale più ampio: 42-32. A Chicago ottiene il suo primo grande successo di prestigio da professionista vincendo gli US Pro.

Nel 1939 arriva in finale agli US Pro di Berverly Hills ed è l’ultimo grande appuntamento prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. La guerra non ferma il tennis negli USA e nel 1940 vincerà altri 2 tornei: il West Coast Pro e il Finish Relief (quest’ultimo torneo di beneficienza per raccogliere fondi).

Nel 1941 fa la stagione perfetta vincendo tutti i tornei a cui partecipa, facendo registrare una insolita doppietta: US Open (avete letto bene) e US Pro. Gli US Open di White Sulphur Springs sono un evento storico perché per la prima volta nella storia in un torneo pro sono ammessi anche i dilettanti facendo del torneo un evento che oggi definiremo appunto “Open”. Nel 1942 è protagonista delle World Series con Budge, Kovacs, Riggs e Mako. Dal 1943 al 1944 non gioca mai. Al rientro di tutti i tennisti del mondo nel 1946 Fred è molto vecchio, 37 anni, ed è ormai un monumento del tennis che partecipa ai tornei più per dare prestigio che per vincere. Fa eccezione il 1946 costellato da una miriade di tornei pro di cui ne vince 4. Da lì in poi gioca pochissimi tornei, non ultima sarà la sua tripletta allo Slangezer Pro sull’erba di Scarborough (1948, 1950, 1951). Il suo ritiro si avrà nel 1959 all’età di quasi 50 anni con la sconfitta per ritiro contro Frank Parker al primo turno degli US Pro.

Facciamo un riepilogo per renderci conto chi è stato Fred Perry: 8 Slam vinti, Career Grand Slam, 2 US Pro, numero 1 del mondo, grande protagonista del tennis durante la Seconda Guerra Mondiale e 4 Coppe Davis consecutive. 57 titoli totali. I titoli di Murray li conosciamo tutti: 2 Slam, 1 oro Olimpico, 11 Masters 1000, 35 titoli totali.

Non c’è bisogno di scomodare il pallottoliere per dire che la carriera di Perry è sicuramente superiore a quella di Murray che per essere accosta come minimo dovrebbe diventare numero 1 del mondo, per ora si è fermato al 2, vedremo cosa saprà fare.

Una poltrona per due: chi merita il 2° posto del ranking ATP, Andy Murray o Roger Federer?

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A fine stagione capita spesso che le classifiche del ranking di fine anno non siano di gradimento ai più perché ci sono dei giocatori che hanno disputato una stagione molto simile, ma inevitabilmente, data la struttura rigorosa del ranking ATP, che assegna da 1 a 2000 punti, un tennista arriva davanti e un altro arriva dietro. Premesso che il ranking ha sempre ragione, non perché sia un sistema perfetto (quale lo è?), ma perché è un sistema deterministico stabilito a priori, in parole povere i tennisti sanno che devono fare i conti con i punti ATP e molto spesso sono costretti a fare delle scelte ben precise nella programmazione di inizio anno o alla peggio cambiare in corso d’opera, magari perché non si ha la classifica necessaria per accedere ad un torneo. Un caso eclatante recente è quello di Murray del 2014 che per partecipare al Masters di fine anno fece un tour de force non indifferente andando a giocare a Vienna e Valencia, tappe che a inizio stagione non erano nel programma dello scozzese.

L’unico dato certo e non opinabile è che Andy Murray ha chiuso a quota 8945 e Roger Federer a 8265. Sono 680 punti di differenza, non sono pochi visto che un giocatore ne ha fagocitati un botto, 16.585, lasciando agli altri le briciole.

Apriamo il sito ATP e vediamo la sezione “Ranking Breakdown per renderci conto come sono maturati quei punteggi, ricordando che i punti del ranking ATP non sono cumulativi, ma sono selezionati al best dei 18 tornei disputati con i dovuti distinguo che voi già sapete.

Tornei del Grande Slam

Andy Murray: 1200 + 720 + 720 + 180 = 2820

Roger Federer: 90 + 360 + 1200 + 1200 + 360 = 2850

In questo settore notiamo una leggerissima prevalenza da parte di Federer che ha avuto però risultati più pesanti nei tornei del Grande Slam: sono sugli occhi di tutti le finali contro Djokovic a Wimbledon e US Open, di contro Murray ha disputato una sola finale, quella degli Australian Open, ma non ha avuto una sconfitta clamorosa come quella di Roger contro Seppi a Melbourne. Questo particolare sarà una costante di questa analisi comparativa perché il dato che emerge chiaramente è che Murray sia stato più costante, mentre Federer ha avuto maggiori exploit ma altrettante sconfitte non aspettate.

Masters 1000

La situazione nei Masters 1000 si complica parecchio visto che Murray ne ha disputati 8, mentre Federer 7. Ma vediamo il dettaglio.

Andy Murray:

Indian Wells SF 360, Miami F 600, Monte Carlo 0 (non obbligatorio), Madrid W 1000, Roma R16 90, Canada W 1000, Cincinnati SF 260, Shanghai SF 360, Bercy F 600

Roger Federer:

Indian Wells F 600, Miami 0, Monte Carlo R16 90 (non obbligatorio), Madrid R32 10, Roma F 600, Canada 0, Cincinnati W 1000, Shanghai R32 10, Bercy R16 90.

Il totale di Murray è 4270, Federer 2400. Qui non ci sono dubbi che Murray abbia fatto molto meglio di Roger sia in termini di costanza che in termini di exploit, i 2 Masters 1000 di Montreal e Madrid hanno dato un grande prestigio alla bacheca di Andy, soprattutto quello di Madrid, primo Masters 1000 su terra battuta della carriera e secondo torneo in assoluto su questa superficie (il primo era stato quello di Monaco di Baviera poco tempo prima). Federer è stato perfetto a Cincinnati, ma non gli si possono perdonare le sconfitte contro Gael Monfils a Monte Carlo al 2° turno, contro Nick Kyrgios a Madrid addirittura al 1° turno e soprattutto quella con Albert Ramos a Shanghai al 1° turno dove difendeva il titolo, a cui si aggiunge, se vogliamo quella contro Isner a Bercy in parte giustificabile, ma non troppo.

Altri tornei

In un sistema ormai diventano sempre più Slam-centrico gli altri tornei che non siano Masters 1000 assumono un ruolo marginale per quanto riguarda il ranking ATP, ma la vittoria di un torneo rappresenta sempre un grande traguardo a qualsiasi categoria esso appartenga. In questo caso Federer ha avuto grandissime soddisfazioni in tornei ATP 500 che qualcuno potrebbe definire simil Masters 1000, ma che secondo il nostro metodo (rating) rimangono sempre al di sotto di questa categoria pur annoverando tra le sue fila molti top player.

Andy Murray ha avuto il suo exploit nel torneo del Queen’s in cui è stato spesso protagonista, torneo che da quest’anno è passato nella categoria ATP 500. Un altro exploit, se pur in tono minore, ma che rappresenta un significativo risultato è la vittoria a Monaco di Baviera (ATP 250). Negli altri countable tournaments c’è poco o nulla: 90 punti sia a Dubai che a Rotterdam e 0 punti a Basilea. Rimane fuori Washington con 0, ma aggiungere uno 0 alla classifica mi sembra alquanto tautologico.

Federer ha collezionato una splendida tripletta: Dubai, Halle e Basilea tutti ATP 500, a cui si aggiungono i successivi a Istanbul e Brisbane.

E’ lapalissiano che in questa sezione sia davanti Federer che ha incrementato la sua bacheca arrivando così a 88 tornei totali in carriera, dietro solo a Lendl e Connors. Ma purtroppo come già ribadito questi tornei valgono poco se pesati in relazione ai top tournament. Vediamo se la famosa teoria “sì, però Basilea e Dubai valgono quanto un 1000” è valida.

Usiamo il metodo descritto in questo articolo per calcolare il rating dei tornei ATP 500 vinti da Murray e Federer.

Basilea: 1.1475

Halle: 1.6675

Dubai: 1.3875

Queen’s: 0.98

Con buona pace di chi non vuole accettare che un 500 vale un 500 notiamo chiaramente che il rating è molto alto per poter fare un salto di categoria e accostare uno dei 4 tornei elencati sopra a dei Masters 1000. Monte Carlo, la “gamba zoppa” dei Masters ha un rating di 0.735 molto superiore a tutti i 500 dell’anno.

H2H

E veniamo al punctum dolens della questione: gli H2H. Contano, non contano? A seconda delle circostanze. Federer ha battuto Murray 2 volte molto nettamente: una volta a Wimbledon, in una semifinale memorabile, e a Cincinnati tutti in “straight sets”. E questo è il primo punto a favore di Roger. Stesso dicasi per gli H2H contro il numero 1 indiscusso di questa stagione. Federer-Djokovic 3-5, Murray-Djokovic 1-5. In questo caso ancora una volta Roger risulta avanti rispetto allo scozzese perché ha avuto un rendimento migliore contro il numero 1 con le 3 vittorie a Dubai e Cincinnati, più quella alle ATP Finals che non era però a eliminazione diretta, mentre Murray è riuscito a vincere contro Nole “solo” a Montreal.

E’ tautologico dire che gli H2H non determinano il ranking però ad oggi se scendono in campo Murray e Federer messi uno di fronte all’altro c’è un ottima possibilità che vinca lo svizzero che, ricordiamo, oltre ad essere sotto nell’H2H per eccellenza che è quello con Rafael Nadal (23-11), è stato sotto anche con Murray 11-9.

Masters e Coppa Davis

Un ruolo fondamentale in questo testa a testa l’hanno avuto il Masters di fine anno e la Coppa Davis, per certi versi collegati soprattutto per quanto riguarda la sponda Murray.

Federer ha disputato un ottimo Masters arrivando in finale a punteggio pieno e battendo nel round robin Djokovic prima di essere schiacciato dallo stesso in finale. Ha portato a casa 1000 punti. Murray, fino alla fine incerto della sua partecipazione alle ATP World Tour Finals, ha vinto un solo incontro in quel di Londra uscendo nel round robin nello spareggio con Stan Wawrinka nella terza partita del suo girone.

Gli scarsi risultati di Andy nel torneo di fine anno si bilanciano con il suo splendido successo in Davis, dove quasi da solo ha vinto la Coppa riportando il trofeo in Gran Bretagna 79 anni dopo Fred Perry. Ha vinto 8 live rubbers aggiudicandosi il super bonus dell’ATP di 125 punti dedicato a chi raggiunge questo particolare traguardo. Federer si è presentato in Davis per lo spareggio salvezza contro i Paesi Bassi con 2 vittorie molto facili (90 punti in totale).

Murray ha accumulato:

– 1° turno: 40 + 40 punti ATP

– Quarti di finale: 65 + 65 punti ATP

– Semifinali: 70 + 70 punti ATP

– Finale: 75 + 75 punti ATP

– Superbonus: 125 punti ATP

Totale: 80 + 130 + 140 + 150 + 125 = 625 punti ATP

Conclusione

Mi permetto di chiudere con una riflessione extratennista. Il ranking è importante, non ci sono dubbi, ma più che la posizione è importante misurare la differenza che c’è tra chi è davanti e quello che sta dietro pesandola in base al totale dei punti possibili. Possiamo usare un paradosso per renderci conto della situazione: supponiamo di avere 2 tennisti che chiudono l’anno uno con 10.000 punti e l’altro 9.999, il primo arriverebbe davanti al secondo pur avendo in sostanza disputato una stagione identica, da questo si deduce che le posizioni del ranking non vanno prese in senso assoluto. Essere numero 2 come quest’anno è molto differente dall’esserlo nel 2013, per esempio, in cui Nadal arrivò davanti a Djokovic con soli 770 di differenza.

Possiamo fare un parallelo con un altro sport per renderci conto quando il ranking conta e quando non conta o conta meno. Il College Football. Il campionato universitario della NCAA di football americano ha un sistema molto complicato in cui il ranking assume un ruolo fondamentale. La prima divisione (FBS) essendo formata da più di 65 squadre non permette di avere un girone all’italiana in cui tutti incontrano tutti, le squadre sono divise in conference e giocano solo 12 partite l’anno: con tutte le squadre della propria conference e qualcuna con altre squadre in base ad un sorteggio fatto ad inizio anno. Ora, non essendoci un girone completo come si stila la classifica per determinare le squadre che andranno a giocarsi i Bowl Games di fine anno (partite tra squadre di diverse conference che assegnano un titolo) e soprattutto andranno ai play-off per giocarsi il titolo (Su 65 squadre ne passano solo 4)? Semplice: adottano un sistema a punteggio che in base alla vittoria o sconfitta assegna un certo punteggio alla squadra e alla fine chi ha il punteggio più alto nella prima divisione affronta nelle semifinali dei play-off chi arriva 4°; il 2° incontra il 3°. Come potete vedere è evidente che qui il ranking è fondamentale e determina le sorti di una stagione (e le inevitabili polemiche) cosa che non succede nel circuito ATP in cui il ranking serve solo a compilare i tabelloni ed essere 2 o 3 conta relativamente poco. Certo, non ci vuole mica tanto a capire che il numero 1 è meglio del 2, ma fino a che punto?

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